La triste realtà è dettata dai numeri, il tasso di disoccupazione è salito all’ 8,8% ed è in crescita costante, gli stipendi sono i più bassi d’Europa, le casse integrazioni sono in scadenza e le proteste sui tetti delle fabbriche aumentano di giorno in giorno nonostante il caldo, i consumi si abbassano, il debito pubblico rimane altissimo e non esiste ancora un piano per mitigarlo; in tutto questo scenario le azioni del governo sono solo volte a garantirsi impunità e maggiori poteri, attraverso la legge sulle intercettazioni telefoniche e le varie norme a riforma della giustizia già approvate da un ramo del Parlamento. La crisi è del nostro sistema generale, uno Stato che si è auto inflitto una punizione estrema ed una penitenza ancor più grande, individuando in Berlusconi il male minore, orfana di un decisionismo dinamico che mancava nella vecchia politica ma che si è trasformato in una gigantesca costruzione di una nave di salvataggio, per i propri debiti, morali e materiali, accettando la contraddizione della Lega che ha minato le fondamenta di uno Stato dall’interno anziché combatterlo onestamente dall’esterno, promulgando una legge elettorale che ha trasformato il Parlamento in una piazza inutile dove maturano scambi di interessi e stipendi incrociati tra regioni e provincie, mortificando la nostra impresa lasciandola immobile sotto i colpi della crisi delle esportazioni, privandola di nuovi impulsi.
Cantiamo il de profundis, la nostra Italia è quella vista ai mondiali, piccola e sparuta, debole e malconcia, affrettiamo i funerali per vederla rinascere quanto prima.