La rivoluzione araba: tutta colpa di Google e di Chrome

Le notizie volano sul web quasi alla velocità della luce. Se manca la connessione internet pazienza, ci sono le chiavette, i satelliti e non c’è nessun dittatore al mondo che possa arrivare a prevedere quanti computer connessi ad internet ci sono nel suo paese in un certo momento. I regnanti dei paesi arabi hanno perso il loro potere quando hanno perso la guerra contro internet. Una guerra che non si erano neppur resi conto di aver combattuto. E arrivata prima la connessione. E dopo le connessioni sono arrivati i blog di blogspot.com, accessibili a chiunque.

Se facevano affidamento sulla poca diffusione dell’arabo come lingua, ma quando sono arrivati google e chrome hanno perso l’ultima battaglia.

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Se un europeo capita su un qualsiasi sito arabo non passa oltre, ma clicca quel pulsantino della barra che dice: “Traduco la pagina dall’arabo all’italiano?” . Non in inglese o in francese, ma nella lingua che si conosce meglio. Basta un clic e quei segni strani scritti pee noi a rovescio si trasformano nei pensieri comprensibili di una giovane ventenne della Tunisia, che parla di voglia di libertà e di diritti civili per le donne.

La stessa cosa capita alla giovane araba che capitando su un blog in italiano può agevolmente leggere in arabo cosa pensano i giovani occidentali.

Una terribile arma, questo Chrome! Sembra dare corpo ad una profezia biblica: il dono delle lingue. Ogni uomo parlerà la sua lingua ma gli altri lo capiranno. Gesù aveva fatto questo dono agli apostoli con la discesa dello Spirito Santo, noi ci siamo arrangiati con l’applicazione di un browser,  un computer , una connessione internet e l’elettricità. Il risultato è ancora un po’ precario e non ha la precisione e la facilità d’uso dell’esempio dato, ma si direbbe che siamo sulla strada giusta.